Rispetto alla figura classica tramandataci dalla storia e dagli scritti degli esponenti della cultura clericale del Medioevo, la Janara è prettamente legata al culto magico della terra, conosce l'uso delle piante, può comandare gli eventi atmosferici e arrecare danno all'uomo. E' una donna dotata di conoscenze magiche e come tutti gli esseri magici, ha carattere ambivalente: positivo e negativo. Conosce i rimedi delle malattie attraverso la manipolazione delle erbe ma sa scatenare tempeste. Nella coscienza popolare non si associa la Janara al diavolo, ella non ha valenze religiose, ma soltanto magiche, come l'Uria, la Manalonga, le Fate. E' capace di nuocere agli umani, ma non ha legami con il diavolo, che le attribuiscono gli uomini di chiesa, i quali ne fecero un'eretica. La tradizione vuole che chi nasce la notte di natale sia predisposto a trasformarsi, se uomo in lupo mannaro, se donna in una janara. L’etimologia proposta per il termine popolare janara metteva in connessione tale nome con il latino ianua= porta, in quanto essa è insidiatrice delle porte, per introdursi nelle case. Presso gli usci si ponevano quindi scope o sacchetti con grani di sale, in modo che, se la janara riusciva ad entrare, sarebbe stata costretta a contare i fili della scopa o i granelli di sale, senza poter venire a capo del conto. L’alba sopraggiungeva a scacciarla, poiché non si accorgeva del passare del tempo, impegnata nell’insulsa operazione. Gli oggetti posti a tutela delle porte infatti hanno insite virtù magiche: la scopa per il suo valore fallico, oppone il potere maschile e fertile a quello femminile e sterile della janara; i grani di sale sono portatori di vita, poichè un’antica etimologia connette sal(sale) con Salus(la dea della salute). Per Piperno, l’origine del nome deriva dal fatto che le streghe per "aerem nare sentiantur dum feruntur ad ludos" oppure dal fatto che il nome di una delle Lamie del tartaro era Duchessa Iana.
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