Le domus de janas sono delle strutture sepolcrali preistoriche costituite da tombe scavate nella roccia. Si trovano lungo tutto il bacino del Mediterraneo, ma particolarmente in Sardegna dove si possono scorgeres in tutto il territorio dell'isola sia isolate che in grandi concentrazioni costituite spesso da più di 40 tombe. In lingua sarda il termine domus de janas significa case delle fate o delle streghe, ma sono conosciute anche con il nome di forrus o forreddus.
A partire dal Neolitico recente fino ad arrivare all'Età del Bronzo antico, queste strutture caratterizzarono tutte le culture prenuragiche. Ne sono state ritrovate più di 2.400 (più o meno una ogni chilometro quadrato) e molte rimangono ancora da scavare. Sono sovente collegate tra loro a formare delle vere e proprie necropoli sotterranee con in comune un corridoio d'accesso ed un'anticamera, spesso assai spaziosa e dal soffitto alto.
Seguendo particolari riti, il defunto veniva trasferito da quella che durante la sua vita fu la sua casa abituale, in un'altra casa, secondo un antico principio ideale - proprio di queste genti - che presupponeva la continuità eterna dell'essere umano.
I corpi venivano deposti in posizione fetale e - si pensa - venissero dipinti con ocra rossa, così come le pareti della tomba stessa. Accanto alle spoglie venivano deposti oggetti di uso comune facenti parte del corredo terreno del defunto e si pensa anche che venisse lasciato del cibo per il viaggio ultraterreno. Nel tempo i corredi funebri venivano rimossi per far luogo a nuove deposizioni e questa usanza ripetuta nei secoli ha impedito una miglior conoscenza del fenomeno e per questa ragione le ipotesi che le domus de janas fossero destinate ad un unico gruppo familiare resta non provata [3].
L'archeologo Giovanni Lilliu su questo argomento ha scritto che: « ..i cadaveri erano sepolti, non di rado, sotto bianchi cumuli di valve di molluschi. Ma tutti portando con sé strumenti e monili della loro vita terrena: punte di frecce di ossidiana, coltelli e asce di pietra, ma anche collane, braccialetti ed anelli di filo di rame ritorto, e tante ceramiche». Altre ipotesi sostengono che il corpo veniva lasciato all'aperto per scarnificarsi e solo dopo, quando era ridotto ad uno scheletro, veniva riposto nelle grotticelle.
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