Quando venivano ancora utilizzate le cisterne nelle abitazioni del centro storico, capitava spesso che i bambini curiosi, forse per vedere cosa c'era all'interno, si avvicinavano negli imbocchi. I genitori, nel tentativo di scoraggiarli affinché non si sporgessero pericolosamente, raccontavano tante storie che avevano un protagonista comune noto come "Sa Strega e is Funtanasa". Quest'essere era una sorta di strega malvagia che dimorando nella cavità, aveva il compito di mangiare rapidamente i piccini che osavano guardare, anche se per un istante, l'acqua contenuta all'interno. Contrariamente alle vecchie credenze cittadine che spesso reputavano queste interessanti cavità come "posti infernali", tali storie vengono sfatate anche da un particolare assai curioso che tra breve illustrerò. Nel pozzo d'accesso alle cisterne veniva appeso un "brutto" pupazzo, tutto vestito di nero. Tale pupazzo, rappresentando un essere malvagio, forse la strega dei racconti, spaventava i bambini evitando loro il rischio di cadere dentro le profonde cavità. Spesso, nell'imbocco di qualche cisterna o nelle vicinanze, a distanza di tanti anni dal loro abbandono come contenitori idrici, è ancora presente il pupazzo che viene utilizzato come oggetto ornamentale. Probabilmente accadeva che qualche persona, nel raccontare quel che aveva osservato oppure quel che aveva sentito dire sui serbatoi sotterranei, veniva fraintesa da altre, creando di conseguenza una serie di storie che venivano tramandate in città in modi differenti ma ugualmente interessanti.
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