A Villacidro (grosso centro della provinc.ia di Cagliari) lo giuravano tutti: IS COGAS, le streghe, avevano la coda che tenevano ben nascosta agli sguardi della gente. Naturalmente nessuno poteva esserne certo, visto che indossavano gonne lunghe fino ai piedi.
Erano esseri malefici che avevano il potere di trasformarsi in animali e persino in oggetti.
Quando dovevano entrare in una casa si tramutavano in mosche, ma potevano mutarsi in qualche gatto e passeggiare per i tetti la sera in cerca di qualche finestra aperta.
Sull'argomento, da tempo immemorabile un po' in tutta la Sardegna si è sbizzarrita la fantasia popolare.
I racconti sulle streghe, anzi meglio IS COGAS, così qui si chiamano, erano quelli preferiti dalle nonne per ammaliare i bimbi più vivaci e trattenerli durante le lunghe serate estive o i dopocena invernali davanti al focolare. Per essere più credibli facevano riferimento a zia Amalia, a zia Maria o a qualunque donnetta che avesse qualcosa fuori dall'ordinario, le quali si trasformavano ora in gatto, ora in mosca, ora in altro essere malefico. Cosa avessero di vero quei racconti, poco si sa. Di certo venivano subito appresi dagli attenti fanciulli, e le streghe vagavano per fare malefici da generazione in generazione, da paese in paese e spaventavano i bimbi e incutevano timore negli adulti, soprattutto quando accadeva una morte di un bimbo, di una puerpera o qualunque fatto inspiegabile.
Pare che la presenza di san Sisinnio, il santo protettore contro il diavolo e le streghe, a Villacidro avesse eliminato le streghe doc, quelle, per intenderci, che avevano la coda e che si trasformavano con facilità in mosche o serpenti.
Le altre rimaste, più che cogas erano donnette che si arrabattavano con i BREBUS (preghiere contro i mali), per guarire la gente, anche se potevano fare le fatture.
Erano esseri malefici che avevano il potere di trasformarsi in animali e persino in oggetti.
Quando dovevano entrare in una casa si tramutavano in mosche, ma potevano mutarsi in qualche gatto e passeggiare per i tetti la sera in cerca di qualche finestra aperta.
Sull'argomento, da tempo immemorabile un po' in tutta la Sardegna si è sbizzarrita la fantasia popolare.
I racconti sulle streghe, anzi meglio IS COGAS, così qui si chiamano, erano quelli preferiti dalle nonne per ammaliare i bimbi più vivaci e trattenerli durante le lunghe serate estive o i dopocena invernali davanti al focolare. Per essere più credibli facevano riferimento a zia Amalia, a zia Maria o a qualunque donnetta che avesse qualcosa fuori dall'ordinario, le quali si trasformavano ora in gatto, ora in mosca, ora in altro essere malefico. Cosa avessero di vero quei racconti, poco si sa. Di certo venivano subito appresi dagli attenti fanciulli, e le streghe vagavano per fare malefici da generazione in generazione, da paese in paese e spaventavano i bimbi e incutevano timore negli adulti, soprattutto quando accadeva una morte di un bimbo, di una puerpera o qualunque fatto inspiegabile.
Pare che la presenza di san Sisinnio, il santo protettore contro il diavolo e le streghe, a Villacidro avesse eliminato le streghe doc, quelle, per intenderci, che avevano la coda e che si trasformavano con facilità in mosche o serpenti.
Le altre rimaste, più che cogas erano donnette che si arrabattavano con i BREBUS (preghiere contro i mali), per guarire la gente, anche se potevano fare le fatture.
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